Quest'anno sono riuscito ad andarci al Sigep... e qui ci vorrebbe tutto un "embe?"... era così per raccontare una storia, un po' come quella di Ari sugli anni che passano.
Una volta per me il Sigep era una sorta di pellegrinaggio che si doveva fare una volta all'anno, era una delle fiere in cui dovevo andare, anzi l'unica: le altre cambiavano a seconda dei lavori che facevo. Ma da un po' di anni non riuscivo ad andare, una volta un problema di lavoro, una volta poca voglia, un braccio rotto...
Così quest'anno mi sono imposto di andarci.
Devo dire una delusione incredibile. Ci ho anche pensato se fossi io cambiato più che le persone e la fiera ma mi sono convinto di no: semplicemente c’erano sempre le stesse cose, le stesse facce, lo stesso rituale dei concorsi… Un po’ come se il tempo non fosse passato. Ma ne è passato, e anche tanto.
Sembrava proprio una commedia del teatro dell’assurdo, con i personaggi che cercavano di interpretare se stessi… a cominciare “dai maestri”, per passare ai maestri “geniali”, senza farsi mancare “il maestro che tutti ci invidiano”. Almeno però nel gelato e nel caffè facevano assaggiare le cose non bisognava avere fede. Ma più che altro era l’aria generale, le cose presentate negli stand, i libri, tutte cose che sembravano li da anni.
Uno degli esempi potrebbe essere Laghi. Lui rimarrà sempre uno dei miei miti e penserò sempre che sia uno dei professionisti che ha avuto più influenza nella pasticceria degli ultimi anni, anche se trovo che sia molto sottovalutato. Ma anche se propone forme nuove, lo stile, il tipo di disegno, sono gli stessi di anni fa. Ma il mondo non è più quello, forse nella grafica e nel linguaggio delle immagini ancora di più che in altri settori.
Molti altri stand solo autocelebrativi: grandi foto, grandi titoli ma poi bisognava avere fede. Credere nelle capacità senza una dimostrazione da assaggiare, ma questo fa ovviamente parte del marketing, di questi “mestri” un po’ rockstar… il problema per me è sempre che una volta andavo in giro per assaggiare nelle loro pasticcerie, cosa che mi pare sempre saggio fare prima di dire che uno è bravo.
E così ad esempio, se non ci siete andati, avreste potuto incontrare lo stand con “i maestri migliori al mondo”. Foto che sembravano prese dalla piazza rossa delle parate migliori … e anche con uno stand pieno. Ma forse “qualche” merito ( i maligni potrebbero dire anche “solo”) lo avevano le ragazze, decisamente molto carine, che regalavano coppette di gelato con un bel sorriso.
Però dalle parti del gelato e del caffè di novità ce ne erano decisamente di più! Cose più o meno improbabili ma comunque molti stand con proposte diverse, non solo nel gusto ma anche come struttura o modo di presentarle.
E così me ne sono andato poche ore dopo, anche un po’ triste. Ari lo ha scritto benissimo il senso del qui e ora che aveva e ha Note di Cioccolato e del perché non ci scriviamo più e forse non ha senso scriverci, ma forse ha dimenticato una ragione: a noi piaceva la pasticceria. Quella bellezza delle cose fatte a mano con passione, di prima che ci fossero le foto patinate, i food-blogger, i reality, le riviste, i “migliori”. Per carità tutte cose che fanno vendere e fanno lo stipendio a fine mese, lo capisco, ma la passione è un’altra cosa.
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